Viviamo in una società in cui i comportamenti aggressivi sembrano diventare sempre più frequenti, coinvolgendo persone di tutte le età, purtroppo, anche giovani e adolescenti. Dalle notizie che riportano episodi di violenza nelle scuole, ai frequenti scontri tra gruppi di giovani, appare chiaro che molti ragazzi non dispongono degli strumenti necessari per gestire le proprie emozioni, specialmente quando si trovano sotto pressione o in situazioni di conflitto. In questo contesto, è naturale chiedersi quali siano le radici di tali comportamenti e come possiamo, in quanto educatori, genitori o semplicemente membri di una comunità, promuovere una cultura della non-violenza. La risposta non sta soltanto nel tentare di correggere il comportamento dopo che si è manifestato, ma nel lavorare per prevenirlo, creando un terreno fertile affinché i giovani possano sviluppare la consapevolezza e le capacità necessarie per affrontare sfide emotive e relazionali senza ricorrere alla violenza.
Il Problema
Durante il percorso di crescita, molti ragazzi si trovano ad affrontare sfide e pressioni che spesso superano la loro capacità di risposta. Le aspettative scolastiche, le dinamiche sociali, la competizione e i cambiamenti fisici ed emotivi rappresentano solo alcune delle difficoltà con cui si confrontano quotidianamente. Di fronte a queste situazioni, può succedere che i giovani sperimentino un senso di frustrazione o di isolamento che non sanno come esprimere o gestire.
In alcuni casi questa frustrazione accumulata si manifesta in comportamenti aggressivi, che emergono come “valvola di sfogo” per le emozioni trattenute. Tuttavia, l’aggressività, apparentemente rivolta verso gli altri, è spesso il riflesso di un disagio interno, di una difficoltà a trovare mezzi sani e costruttivi per incanalare le proprie emozioni. Questo disagio può essere amplificato quando i ragazzi non ricevono strumenti o supporto per comprendere e regolare le proprie reazioni emotive.
L’aggressività diventa allora una risposta facile e immediata, che, se non affrontata, rischia di trasformarsi in un’abitudine, in un modello automatico di risposta a situazioni stressanti o conflittuali. Senza un intervento efficace, questi comportamenti possono consolidarsi, portando i giovani ad adottare modalità di interazione che favoriscono ulteriori conflitti e che compromettono le relazioni con coetanei, insegnanti e persino familiari.
A lungo andare, l’incapacità di gestire le emozioni non solo aumenta il rischio di comportamenti problematici, ma limita anche lo sviluppo delle competenze sociali e relazionali che sono essenziali per costruire legami positivi e affrontare in modo efficace le sfide della vita. In una società complessa e competitiva come la nostra, questa carenza di capacità emotive e relazionali rende i ragazzi più vulnerabili a fenomeni di esclusione sociale, insuccesso scolastico e, in alcuni casi, a difficoltà più gravi.
L’importanza di un intervento preventivo
L’educazione alla consapevolezza delle proprie emozioni – e conseguentemente delle proprie reazioni – può rappresentare un’ancora di salvezza per molti giovani. Imparare a comprendere ciò che scatena certi comportamenti, sapere come gestire la rabbia o la frustrazione, è un investimento che non solo può prevenire episodi di violenza, ma anche promuovere un clima scolastico e sociale più sereno.
Il cammino verso questa consapevolezza richiede però un approccio strutturato e orientato alla crescita personale, che non si limiti a dare “buoni consigli” ma offra invece un vero e proprio percorso educativo. Solo aiutando i ragazzi a comprendere le proprie emozioni e fornendo loro strumenti pratici per gestire le situazioni di stress possiamo sperare di ridurre gli episodi di violenza, aiutandoli a costruire relazioni più sane e rispettose.
Dalla consapevolezza all’azione
Non è sufficiente spiegare ai ragazzi perché non dovrebbero comportarsi in maniera aggressiva; serve un intervento strutturato, che li guidi nella comprensione delle proprie reazioni e dia loro strumenti per rispondere in modo diverso. Qui entra in gioco un programma specifico che si propone di accompagnare bambini e adolescenti in questo processo di scoperta e crescita interiore.
Pensa e impara a prevenire la violenza: un percorso guidato
Vogliamo parlarvi di un percorso educativo e formativo mirato, parte integrante del Programma di Arricchimento Strumentale (PAS) Basic Livello 2 del metodo Feuerstein, chiamato Pensa e impara a prevenire la violenza. Questo strumento, ideato con l’obiettivo di costruire competenze sociali e relazionali nei giovani, offre un percorso strutturato per affrontare le reazioni impulsive e l’aggressività.
A differenza di un semplice approccio disciplinare, Pensa e impara a prevenire la violenza porta i partecipanti a riflettere sui propri comportamenti e a comprendere in profondità le cause che scatenano certe risposte emotive. Attraverso esercizi guidati e attività interattive, i giovani vengono condotti lungo un percorso di consapevolezza, che li aiuta a:
- Riconoscere e comprendere le proprie emozioni: impareranno a identificare le sensazioni che precedono comportamenti aggressivi, sviluppando una maggiore consapevolezza emotiva.
- Gestire lo stress e la frustrazione: vengono proposte tecniche per canalizzare in modo sano le emozioni negative, riducendo il rischio di esplosioni di rabbia.
- Adottare strategie per la risoluzione pacifica dei conflitti: il programma insegna metodi pratici di problem-solving che possono essere utilizzati nelle interazioni quotidiane, favorendo risposte costruttive e collaborative.
Con questo approccio, Pensa e impara a prevenire la violenza non solo aiuta i ragazzi a migliorare il proprio controllo emotivo ma li sostiene anche nello sviluppo di una mentalità empatica e collaborativa, essenziale per una convivenza pacifica. Il percorso educativo proposto dal Programma di Arricchimento Strumentale (PAS B2) Basic Livello 2 diventa così una vera e propria palestra di crescita personale e sociale, in cui il partecipante si allena a costruire relazioni più sane e armoniose, allontanandosi da modelli di risposta aggressivi e favorendo un clima di rispetto reciproco.